A Varsavia il workshop dedicato alla gioielleria Made in Italy.
Si è volto il 20 e 21 giugno l’incontro firmato ICE tra i produttori italiani e i buyer polacchi, protagonisti dell’evento: anelli, bracciali, collane ed orecchini.
A presenziare il seminario, l’Ambasciatore Alessandro De Pedys che ha dichiarato: “In Italia spesso non si ha la percezione della forza economica e del grande potenziale di sviluppo della Polonia”.
Quindi, un’iniziativa che ha voluto porre l’accento sull’importanza delle relazioni commerciali con la Polonia infatti, quest’ultima è l’ottavo mercato di export per il Bel Paese ed economicamente conta più di Turchia, Giappone e Russia.
Antonio Mafodda, direttore dell’Agenzia ICE, ha analizzato la richiesta di gioielleria Made in Italy: “La domanda di gioielli in Polonia riguarda soprattutto articoli in argento e ambra, materiali di cui il Paese vanta grande disponibilità e una lunga tradizione in termini di lavorazione. Gran parte della produzione polacca viene esportata e la domanda interna di gioielli è sempre più interessata ai prodotti di importazione e in particolare ai prodotti Made in Italy che sono ritenuti di alta gamma, soprattutto per quanto riguarda le catene d’oro e d’argento. I consumatori polacchi preferiscono nettamente il negozio di gioielleria (85%) e la bottega orafa artigianale (18%). L’e-commerce mostra forti dinamiche di sviluppo, anche se il suo utilizzo riguarda ancora prevalentemente la promozione dei prodotti. Il consumo dei coralli e cammei è invece ancora limitato. Da segnalare che il sistema distributivo polacco è concentrato in alcune grandi aziende leader che veicolano oltre il 30% delle vendite al dettaglio.”
All’iniziativa hanno preso parte ben 34 PMI italiane e 60 operatori del settore provenienti da: Albania, Armenia, Bielorussia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Kosovo, Lituania, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Romania, Russia, Serbia e Ucraina.
E’ bene ricordare che il settore di oreficeria è la punta di diamante del manifatturiero Made in Italy, tanto che il suo guadagno sfiora l’80% e nel 2017 questa branca ha raggiunto +12% in export.